Camilla Cederna, Maria Callas, [Milano], Calypso, 2008 di Patrizia Arquint Nel 1968, data di prima edizione di questo libro,
la carriera della Callas era già da tempo in declino e forse definitivamente
conclusa, vale a dire definitivamente entrata nella leggenda. Il libriccino
(neanche un centinaio di pagine) fu recensito da Montale sul Corriere della
Sera: “questo ritratto della diva può dirsi perfetto”; parere tanto più
degno di nota in quanto Montale - per chi non se lo ricordasse - aveva anche
seriamente studiato canto, da baritono (la recensione di Montale si può ora
leggere su Wikipedia, alla voce Maria Callas). E infatti questo
libriccino, nel quale di tecnica vocale non si parla se non nei suoi aspetti
più triviali e accessibili ai laici, è godibile dalla prima parola all’ultima.
Per le questioni tecniche ci sono gli esperti, che hanno fatto correre i debiti
fiumi d’inchiostro. Dubitiamo, d’altra parte, che altra penna che non fosse
quella di Camilla Cederna sarebbe stata così adatta a ritrarre la diva -
inclusi amori, furori, livori, più il relativo contesto socio mondano - con un
virtuosismo tanto sobrio e preciso. |